• Cos’è: è una malattia della valvola mitrale che mette in comunicazione l’atrio sinistro con il ventricolo sinistro. L’eccesso o la mancanza del tessuto valvolare causa un difetto nel meccanismo di chiusura della stessa, provocando durante la sistole ovvero la contrazione del ventricolo un ritorno di sangue in atrio che nel soggetto normale non avviene.
  • Sintomi: il prolasso della valvola mitrale può essere asintomatico o può manifestarsi con palpitazioni, aritmie, con dispnea ovvero affanno e nei casi più gravi può causare scompenso cardiaco con incapacità di svolgere le normali attività quotidiani e presentare quelli comunemente chiamati “gambe e piedi gonfi”, scientificamente noti come edemi declivi.
  • Diagnosi: l’esame diagnostico principale consiste nell’ecocardiogramma transtoracico e/o transesofaego che permettono con esattezza di individuare e caratterizzare la patologia mitralica in maniera dettagliata.
  • Terapia: a secondo della gravità del prolasso e soprattutto del grado di insufficienza mitralica che esso comporta, si può indirizzare il paziente ad intervento cardiochirurgico di riparazione valvolare oppure optare per il follow-up ovvero seguire il paziente ripetendo l’ecocardiogramma a distanza di 3 mesi, 6 mesi o 1 anno a seconda del caso.
  • Cos’è: è un restringimento della valvola aortica che mette in comunicazione il ventricolo sinistro con l’aorta che è l’arteria che permette al sangue di raggiungere tutti i distretti del nostro corpo. In questi pazienti, la valvola risulta calcifica e incapace quindi ad aprirsi durante la sistole ovvero la contrazione del ventricolo sinistro.
  • Sintomi: la stenosi aortica può causare dispnea ovvero affanno dapprima durante sforzi e poi anche a riposo, può causare angina ovvero dolore al petto e può portare ad improvvise cadute a terra del paziente meglio conosciute come sincopi. Nelle fasi più avanzate della malattia si ha lo scompenso cardiaco.
  • Diagnosi: l’esame diagnostico principale consiste nell’ecocardiogramma che permetta la visualizzazione diretta della valvola ed accertare il grado di restringimento ovvero se la stenosi è lieve, moderata o severa.
  • Terapia: nei casi di stenosi aortica severa il paziente è indirizzato al cardiochirurgo per intervento di sostituzione della valvola degenerata. Nei pazienti anziani, fragili e liddove l’intervento tradizionale è considerato ad alto rischio è possibile sottoporre il paziente ad un intervento di sostituzione valvolare per via percutanea noto come TAVI che consiste nell’introdurre e posizionare la nuova valvola aortica attraverso una puntura sull’inguine a livello dell’arteria femorale che permette a dei cateteri di risalire lungo tutta l’aorta fino a raggiungere la valvola calcifica.
  • Cos’è: si tratta di un rumore che il cardiologo avverte durante l’auscultazione del paziente. Esistono 2 tipi di soffio: il SOFFIO ORGANICO ovvero un rumore patologico provocato da malattie cardiache che interessando sia il muscolo sia le valvole ed il SOFFIO INNOCENTE O FUNZIONALE che si avverte talvolta nei bambini o in adulti con il cuore sano.
  • E’ preoccupante?: sicuramente un soffio cardiaco desta sospetti e seppure in molti casi è del tutto fisiologico, è necessario eseguire accertamenti ulteriori come l’ecocardiogramma che ci permette con sicurezza di distinguere un soffio organico da un soffio innocente. In età pediatrica i soffi possono sottendere patologie congenite che meritano assolutamente diagnosi precise. Il consiglio quindi è quello di non sottovalutare mai un soffio al cuore e di rivolgersi al proprio cardiologo.
  • Diagnosi: l’esame diagnostico principale è l’Ecocardiogramma. Solo questo esame permette di escludere un soffio innocente da un soffio patologico.
  • Cos’è: è un’anomalia strutturale a livello del setto interatriale che separa l’atrio sinistro dall’atrio destro. Normalmente il setto interatriale è formato a sua volta da due setti (septum primum e septum secundum) che al momento della nascita si fondono; in alcuni soggetti questa fusione non avviene causando in talune circostanze il passaggio di sangue dall’atrio destro all’atrio sinistro del cuore.
  • Sintomi: questa anomalia, il PFO, è molto frequente nella popolazione generale in una percentuale tra il 25-30% e nella maggior parte dei casi decorre in maniera asintomatica. Spesso si associa ad emicrania con aura, ma la complicanza principale che può derivare dalla sua presenza è certamente l’ictus; sono noti, infatti, casi di embolia paradossa con tromboemboli che si “staccano” dalle vene degli arti inferiori raggiungono l’atrio destro e attraverso il PFO passano nel cuore sinistro provocando di conseguenza fenomeni di ischemia cerebrale.
  • Diagnosi: la diagnosi di shunt destro-sinistro, ovvero il passaggio di microbolle da destra a sinistra, viene eseguita attraverso il cosiddetto Doppler transcranico con test delle microbolle. La diagnosi definitiva viene poi eseguita mediante Ecocardiogramma Transesofageo che permette una visualizzazione diretta del PFO.
  • Terapia: nei casi in cui il paziente viene indirizzato a chiusura di PFO, l’intervento consiste nella chiusura del “difetto” attraverso l’Amplatzer meglio noto come “ombrellino” ovvero un dispositivo che viene introdotto nel cuore attraverso la vena femorale e quindi con un accesso a livello della regione inguinale del paziente.
  • Cos’è: la pericardite è un’infiammazione della sierosa ovvero del foglietto che avvolge il cuore noto come pericardio. Le cause possono essere numerose, dalle infezioni virali come una banale influenza fino a forme più gravi come le pericarditi post-infartuali.
  • Sintomi: tra i sintomi principali dati dalla pericardite c’è il dolore al petto che assume delle caratteristiche molto particolari ovvero il dolore tende ad aumentare durante l’inspirazione e tende ad attenuarsi chinando il tronco in avanti. Al dolore può associarsi febbre, tosse e altri sintomi comuni delle patologie virali respiratorie.  
  • Diagnosi: la diagnosi avviene attraverso un’attenta indagine clinico-laboratoristica-strumentale. È importante interrogare il paziente e fare un’accurata anamnesi, eseguire un elettrocardiogramma ed un ecocardiogramma dal quale si può evincere un eventuale e contestuale versamento pericardico. Sono inoltre utili gli esami ematochimici che permettano di valutare gli indici di infiammazione. Nei casi più gravi si può assistere al cosiddetto quadro di mio-pericardite, un’infiammazione che riguarda non solo il pericardio ma anche il miocardio cioè il muscolo cardiaco e che si associa ad un amento degli enzimi di danno cardiaco (la troponina).
  • Terapia: la terapia è essenzialmente basata sull’assunzione di farmaci antinfiammatori (Colchicina, FANS), sul riposo assoluto e nell’impedire al paziente qualsiasi tipo di attività fisica in fase acuta. La principale conseguenza di una pericardite mal curata è la recidiva e quindi una ricorrenza della malattia stessa che allungherà i tempi di recupero.